Si dice il 2014 sia l’anno in cui è avvenuto il SORPASSO tra i modi di comunicare tradizionali e la comunicazione sul web.
Indipendentemente dalle modalità (nuove o tradizionali) con cui comunichiamo, siamo consapevoli dell’impossibilità di non comunicare?
Siamo consapevoli che comunichiamo non solo con l’immagine, con lo scritto, con la parola, ma anche con i nostri comportamenti, con il nostro modo di vestire o di atteggiarci, perfino con il silenzio e con l’assenza?
Siamo consapevoli che in definitiva comunichiamo con tutto il nostro essere o non essere, con il nostro fare o non fare?
Da ciò che noi tutti vediamo e dallo stato spesso problematico della vita di relazione interpersonale, l’impressione è che non sempre ne siamo consapevoli e (in maniera più o meno conscia od inconscia) con il nostro complessivo comportamento mandiamo a coloro con cui siamo in relazione messaggi non conformi agli obiettivi che ci eravamo previsti.
Quindi la nostra comunicazione è dis-funzionale con conseguenze spesso catastrofiche sulla nostra vita di relazione.
Detto questo, diventa fondamentale imparare a comunicare nei rapporti interpersonali in modo da mandarci l’un l’altro dei messaggi conformi ai nostri obiettivi.
Ma (chissà perchè!) nessuno ci insegna a comunicare e a riconoscere i mille intoppi e trabocchetti della comunicazione.
A meno che, una volta cresciuti, non ci si formi in ambito psicologico o commerciale (dove, guarda caso, gli operatori sono dei veri maestri nella comunicazione!) a scopo professionale.
Come se saper comunicare correttamente nel privato e nel sociale a tutti i livelli non fosse poi così importante.
Invece lo è, e moltissimo, come denuncia il disegno in apertura di pagina ad opera di uno studente del liceo artistico bresciano Maffeo Olivieri che, a cavallo del terzo millennio, ha partecipato al progetto scolastico
“Che fare? Orientamenti di vita familiare”
(vedi in ATTIVITA’, SCUOLA).
Disegno tristemente premonitore di una comunicazione affidata a mezzi tecnici (in questo caso il cellulare) ma in totale assenza di conformità con il sentire del soggetto in questione.
E, oltre a imparare a comunicare (“prevenire è meglio che curare”) altrettanto importante si rivela farsi aiutare a recuperare una comunicazione funzionale nella relazione interpersonale entrata in fase critica e conflittuale, prima di gettare la spugna con l’abbandono o con la chiusura totale.
Con questo obbiettivo sono sorti negli ultimi anni sul territorio centri specializzati nella relazione d’aiuto dove essere sostenuti nel riparare i danni di una scorretta comunicazione.
A tale obiettivo ho dato il mio contributo:
Una voce qualificata in materia di comunicazione è quella di Paul Watzlawick: