Mediazione

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Cosa possa intendersi per mediazione (quale strategia di composizione dei conflitti alternativa a quella legale) non mi è facile definire in quanto in Italia dove tale strategia opera da ormai una trentina d’anni non esiste ancora chiarezza e omogeneità al riguardo neppure tra gli operatori.

Laddove nell’utenza per mediazione i più intendono l’attività di intermediazione commerciale nella compravendita immobiliari.
Altri, pur ricollegandola alla sua funzione di modalità di soluzione dei conflitti in questo sito considerata, tendono a diffidarne in quanto il termine “mediazione” suggerisce l’idea errata di un incontro a metà strada tra le diverse posizioni, e quindi al doversi accontentare di un “minus” rispetto a ciò che spetta e che diversamente si potrebbe ottenere.
Rimandando ad un secondo momento maggiori e più dettagliate informazioni al riguardo, per chi non ne abbia mai sentito parlare o, pur avendone sentito parlare, ne abbia un’idea comprensibilmente confusa e diffidente, mi limito qui alle seguenti osservazioni per approcciare il discorso:

  1. Praticandola ormai dalla metà degli anni novanta quale strategia collaborativa di definizione dei conflitti da parte dei partner in lite condotta da un terzo neutrale, e quindi da circa vent’anni avendone sperimentato, non solo le potenzialità, ma l’effettiva rispondenza ai bisogni delle parti in lite aldilà delle posizioni in cui gli stessi si sono erano arroccate, mi sento di specificare che il termine “mediazione” va più correttamente ricondotto al setting operativo della mediazione: lo stare in mezzo alla lite del mediatore portando i litiganti alla miglior soluzione realisticamente possibile con le risorse a disposizione. Portando i litiganti ad individuare ed esprimere i bisogni sottostanti le loro apparentemente inconciliabili posizioni, il mediatore accompagna le parti in lite alla soluzione maggiormente soddisfacente per entrambe.
  2. La mediazione è una strategia di problem solving che restituisce ai litiganti il potere decisionale sulla propria vita in un momento critico evitandone la delega ad altri (con un risultato che spesso scontenta entrambi, oppure finisce per cristallizzare il binomio vincitore/vinto con infinite successive ripercussioni e ulteriori liti a non finire).
  3. In mediazione si accoglie e discute qualsivoglia questione importante per una o l’altra o entrambe le parti in lite, senza alcuna valutazione sulla rilevanza sociale o giuridica di tali questioni, né oneri probatori, decadenze, prescrizioni o simili.
  4. In mediazione cioè si porta la vita reale con tutte le sue infinite sfaccettature, anche le più banali. E nulla le è precluso per divenirne oggetto di confronto, analisi e concorde decisione.
  5. La mediazione (per come la intendo io diversamente da altri operatori che la considerano esclusivamente in funzione della ri-definizione dei rapporti personali ed economici in vista di separazione o divorzio) si adatta ad affrontare e risolvere questioni di conflitto in campi privi di tutela giuridica (unioni di fatto, unioni omosessuali, conflitti scaturenti da apparentemente insanabili fratture di relazioni familiari, amicali e professionali).
  6. I tempi e i costi di tale procedura sono sensibilmente ridotti rispetto a quelli giudiziari.
  7. L’esecuzione degli accordi di mediazione è garantita (diversamente da quanto avviene in campo giudiziario) dal fatto che gli sessi siano stati individuati e decisi dalle parti stesse (sostenute dal mediatore quale facilitatore della comunicazione), come effettivamente rispondenti ai propri bisogni.

“L’arancia contesa”

una storiella:
Vi erano in casa con la mamma due sorelline birichine e nella fruttiera vi era una sola arancia che le bambine si contendevano animatamente.
Frettolosamente la mamma, impegnata a cucinare, avrebbe potuto suggerire alle bambine di dividere il frutto oggetto della contesa a metà, onde interrompere la discussione riportando la calma tra le due.
Invece più saggiamente la mamma indaffarata interruppe le proprie occupazioni e, sedutasi tra le bimbe, chiese a entrambe cosa intendessero fare dell’arancia contesa.
Ne ebbe la seguente risposta:
alla prima sorellina l’arancia serviva per spremerne la polpa da bere
alla seconda l’arancia serviva invece per utilizzarne la buccia al fine di aromatizzare un dolce che si apprestava a preparare
In questo modo, le due sorelline in lite sono state portate dalla mamma in funzione di mediatrice a smuoversi dalle proprie solo apparentemente inconciliabili posizioni.
E così, attraverso il confronto e l’ascolto, la sola risorsa a disposizione (l’arancia) si è magicamente rivelata sufficiente a soddisfare le esigenze di entrambe le sorelline in lite.